…mentre i gruppi tedeschi lavorano, quasi a pieno regime…
Forno Stassano – Museo della Scienza “Leonardo da Vinci – Milano
Il grido d’allarme, parte dal Presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, che spiega “noi, siamo fermi al 95%, ma si continua a produrre in germania, Francia e Spagna”…
Nel mercato internazionale, non c’è zona rossa che tenga; e chi resta fermo come l’Italia, rischia di non ripartire. Così, il Presidente di Federacciai, ha avviato in queste ore una interlocuzione con i sindacati ed il Ministero per lo Sviluppo, per capire quali possano essere i margini per un graduale percorso di riallineamento con i competitor europei.
“E’ del tutto evidente che se noi stiamo fermi e gli altri paesi continuano a funzionare, in prospettiva, la nostra siderurgia potrebbe patirne…” Chi ha un ordine, non aspetta, se vede che non ci sei più, cerca da un’altra parte”
Insomma, i comportamenti degli altri paesi, sono diversi e riunioni telefoniche tra Federacciai e le altre federazioni europee, lo confermano. “L’unica siderurgia in blocco totale – spiega il Presidente – è la nostra.” Lo confermano anche i consumi elettrici, diminuiti del 25% in Italia e del 5% in germania…
Nessuna stima, da parte del Presidente Federacciai, su quanto a lungo la siderurgia italiana possa reggere a questa asimmetria.
L’auspicio del Presidente, è che sia possibile, compatibilmente con l’evoluzione dell’epidemia, un lento e leggero riavviamento dell’attività.
Già si sono riscontrati i primi disagi, che non stiamo qui certo a raccontare.
Con la presente comunicazione, siamo solo ad avvisare i gentili Clienti, che se non viene utilizzato il giusto articolo IVA, le fatture non sono pagabile e, conseguentemente, dovrà essere emessa una nota di credito…
Vi sono esenzioni simili, ma del tutto inappropriate nel nostro caso; nei programmi, generalmente, trovate il codice designato come N6; qualora non fosse presenta questa codifica, rifatevi alla dicitura integralmente e sopra riportata.
BUON LAVORO !
La nuova categoria esemplificata, tenuta presso l’Albo Nazionale Gestori Ambientali (ANGA), consentirà la regolarizzazione di numerose posizioni attive, nel commercio di rottami.
I requisiti, sono semplici, ovvero:
Avere una partita iva, una posizione INPS ed INAIL, oltre alla PEC attivata.
Il codice attività da prevedere, il cosiddetto codice ATECO, deve essere il 46.77.10 COMMERCIO INGROSSO ROTTAMI METALLICI
Occorre possedere un veicolo idoneo, ad uso proprio e con portata massima 35 quintali.
Gli addetti che si andranno ad iscrivere, potranno trasportare fino ad un massimo di 400 tonnellate l’anno, su un ristretto, ma comunque congruo, numero di CER non pericolosi (16 in tutto) che comprende soprattuto il CER del gruppo 17 (demolizioni edili)
Si preannuncia una piccola rivoluzione nel settore dei rifiuti ?!
Probabilmente, solo una normazione maggiore dell’esistente.
NOTA: AD OGGI L’ALBO NON ACCETTA PRATICHE PRIMA DEL 15.06.2018, MA CHE POSSONO ESSERE INTANTO PREPARATE IN ATTESA DELLA DATA UTILE AL PROTOCOLLO
Sembra che, parlando di carbone ed acciaio, nacque l’Europa o, quantomeno, quel primo nucleo di stati che iniziò il percorso di avvicinamento tra gli stati che, oggi, usano la stessa moneta…
E chissà che proprio sull’acciaio, non si torni a ragionare ?!
Già, perchè partendo dalle denunce di alcune industrie europee dell’acciaio, si sono potuti accertare delle storture nel mercato da cui conseguiranno misure anti dumping per la difesa delle aziende del comparto siderurgico e dell’acciaio.
La Commissione europea è pronta a nuove misure anti dumping, insomma e l’Europa, tramite la Sig.ra Malmostrom, ha accellerato il dossier e scritto all’omologo ministro cinese, Hucheng, dicendosi pronta “ad aprire nuove inchieste anti dumping” se la Cina non adotterà “le misure necessarie a ridurre la sovracapacità nazionale di produzione siderurgica”.
Per ora, la commissione ha aperto nuove inchieste sulle importazioni di tre prodotti dalla Cina che, avrebbero violato le regole del mercato internazionale. Si tratta di tubi senza saldatura, lamiere da treno e placche di acciaio laminate a caldo
Ma sono già 37, le misure definitive in vigore sulle importazioni di prodotti siderurgici, atte a contrastare il commercio sleale dei produttori cinesi e non solo… Al momento, altre indagini riguardano ben 9 prodotti siderurgici…
Si consideri, che nel 2014, l’eccesso di capacità produttiva di acciaio, ha toccato in Cina 340 milioni di tonnellate; praticamente più del doppio della produzione annua della UE (169 milioni di tonnellate); e da questo esubero di acciaio cinesi, si è arrivati al dumping, alla vendita sui nostri mercati, quindi, di acciaio a prezzi inferiori di quelli di vendita…
Il comparto europeo, quindi, che occupa 360.000 persone circa( 85.000 in meno rispetto al 2008) e fattura 170 miliardi di euro, rischia di essere messo in ginocchio !
Natura che, finalmente l’unione europea pensi a nuovi dazi sull’acciaio, a tutela delle economie più colpite da questa concorrenza sleale, ovvero Regno Unito, Italia, Belgio e Francia.
Sullo sfondo di questa guerra, a complicare ulteriormente il quadro, c’è anche il riconoscimento dell’economia di mercato alla Repubblica popolare cinese.
Gli USA, hanno già dichiarato che non riconosceranno lo status di economia di mercato alla Cina e, della stessa idea, sono il Brasile, l’India, il Messico, il Canada; risulta invece strano che, sul tema, proprio gli stati membri della UE, risultino divisi, quando certi sono gli effetti potenzialmente dannosi sulle nostre economie…
Forse, queste divisioni, sono dovute alle mire che i vari stati membri hanno, di entrare nella Asian Infrastructure Investment Bank, fortemente voluta dai cinesi ?! Forse qualcuno pensa di trarre un vantaggio sugli altri, nella corsa al mercato cinese?!
Nel frattempo, continua la guerra dell’acciaio, fatta dai prezzi bassi cinesi, e dai tardivi dazi UE.
Cosa ne penseranno mai, quei 360.000 europei che ancora lavorano in un comparto in enormi difficoltà ?!
E del comparto italiano, un tempo fiore all’occhiello e traino della nostra industria, cosa resterà in piedi, dopo questi anni di attacchi cinesi e di tardive azioni difensive europee ?!
Se consideriamo che, nel nostro caso, oltre a questi problemi di mercato internazionale, ci sono costi energetici altissimi e costi tributari ed imputabili al sistema Italia, fuori controllo, non ci vuole molto a capirlo…
L’industria italiana rinvia le speranze di ripresa ed entra nel 2015 con la retromarcia ingranata.
La produzione industriale di gennaio è infatti in calo dello 0,7% su base mensile destagionalizzata, perde oltre due punti nei confronti dello stesso mese dell’anno precedente.
Sono prevalenti i segni meno, mentre, su base annua solo il comparto dei beni durevoli è in crescita. Si hanno frenate superiori ai due punti percentuali. Per una volta non è l’energia il nodo princ
ipale ed escludendo questa componente dal calcolo anche per le altre attività manifatturiere la discesa è sensibile.
Un calo netto, quindi e generalizzato, che sarebbe stato anche superiore se a gennaio non fosse proseguita la corsa dell’auto, settore affondato da anni di recessione e ora in progresso – nella produzione nazionale – di oltre 30 punti percentuali.
Anche l’area elettronica può vantare performance positive mentre altrove si osservano unicamente segni meno. Pesanti in particolare nell’area della metallurgia (-8,1%) e del tessile-abbigliamento-pelle, settore quest’ultimo che più di altri, in particolare nelle calzature, sta pagando un dazio pesante alla crisi in Russia.
Dati complessivamente non incoraggianti, che si spera, come da stime Confindustria, siano solo una parentesi…
Nei prossimi mesi, sapremo.
Una grande area del porto, sarà destinata allo smantellamento delle navi; il provvedimento, era atteso, in quanto già approvati dal CIPE, lo scorso agosto.
Sarà l’Autorità portuale di Piombino, ad indire la gara di appalto per il completamento delle banchine necessarie alla demolizione e per il refitting delle navi militari.
Nei primi nove mesi del 2014, nel pieno della corsa per aggiudicarsi lo smantellamento del relitto della Costa Concordia, l’Autorità portuale aveva comunque già provveduto a realizzare, a tempi record e con i fondi stanziati dalla regione Toscana, una nuova banchina in grado di accogliere le navi di grande stazza.
Soddisfazione viene espressa dal sindaco di Piombino Massimo Giuliani, che così commenta: “A questo punto si può davvero cominciare a parlare di rottamazione. e refitting delle navi militari. Il porto di Piombino assume un’importanza strategica per l’Europa per il Mediterraneo. I porti che si occupano di smantellamento navale saranno infatti strategici, in linea anche con le nuove norme europee che dovranno stabilire i requisiti necessari alle navi per solcare le acque del Mediterraneo. L’obiettivo è infatti anche quello di salvaguardare sempre più il bacino del Mediterraneo dal punto di vista ambientale e l’impegno del governo italiano e del ministero dell’ambiente in tale direzione sono estremamente importanti e significativi”.
Lo scavo a venti metri dal fondale, e la realizzazione dell’opera, va molto oltre la possibilità di smantellare la Concordia; questo investimento, infatti, metterà l’ Autorità portuale in grado di offrire servizi di qualità elevata per ridare a Piombino il ruolo industriale ancora più competitivo che gli spetta per tradizione e competenza.